Inverno, neve sui tetti, ghiaccio calcareo che copre le strade. Nelle strade, passi impazienti si dirigono verso la metropolitana, dove le gambe si intersecano e i corpi si stringono insieme in un languido vagone. Sciarpe, guanti, cappelli e cappotti sono gli indumenti scelti per proteggersi da un raffreddore che si contorce attraverso il corpo penetrando fino all’osso. È quello che suona a febbraio, uno dei mesi più freddi dell’anno, lo stesso in cui le coppie vivono il giorno di San Valentino. Nonostante sia una tradizione di origine europea, gli Stati Uniti celebrano la festa a causa dei suoi legami comuni con il vecchio impero britannico. Dal Nord America è passato ai paesi orientali con alcune sfumature. Il Giappone e la Corea del Sud hanno un’innata capacità di prendere elementi stranieri, metterli attraverso il loro frullatore culturale e riorganizzarli in modo che si adattino al loro sistema di valori. A San Valentino asiatico, le donne regalano caramelle di solito al cioccolato agli uomini. Quel giorno ha la sua risposta il White Day, a quel punto i ruoli si invertono e sono gli uomini a consegnare i dolci.
Il gioco
Il sole splende, l’erba è ondeggiata dalla brezza e una ragazza si siede su di una panchina, sfogliando il suo diario. Improvvisamente, una folata di vento fa danzare le pagine e una fotografia emerge dall’interno del volume. Esitante, Lee-Hui-min, il ragazzo protagonista, prende l’istantanea da terra, ma la giovane donna la strappa dalle dita senza che sia in grado di vedere l’immagine. La sera prima del White Day (San Valentino asiatico ), Lee-Hui-min si intrufola al liceo per nascondere per lui cioccolatini in una classe femminile molto speciale. Un piano che sembra non avere difetti, ma che come presto si scoprirà, rimarremo bloccati insieme alla compagnia di fantasmi, bidelli che agiscono in modo molto strano e compagni di classe che hanno le loro ragioni per essere lì. Tutto questo in un edificio che nasconde molti segreti, alcuni dei quali sarebbe meglio non saperli. Quella che inizialmente sembrava essere una semplice missione si evolve nella storia, siamo passati dal nascondere alcuni cioccolatini al tentativo di lasciare l’istituto, cercando di sopravvivere fino all’alba per cercare “la verità”. La meccanica è semplice ma efficace, creando un ambiente di tensione che in molte occasioni ti farà desiderare di fermarti e respirare un po’. E parlando di fuga, è essenziale menzionare i custodi, due figure che di giorno hanno un viso molto diverso da quello che ci mostreranno durante la notte. Determinati e implacabili, cercheranno di darci la caccia con tutti i mezzi possibili. Azioni come correre, accendere le luci, camminare con l’accendino acceso, tra gli altri, attireranno la loro attenzione indicando la nostra posizione. Cosa ci costringerà a entrare in uno stato di “allarme permanente”, sarà l’impossibilità di attaccarli o ucciderli. Infatti la nostra intelligenza sarà indispensabile per decidere le prossime azioni. Ad esempio, accendere le luci ci consentirà una maggiore visibilità e trovare tutto molto più velocemente, ma ovviamente avrà conseguenze.
Analisi del Gameplay
White Day: A Labyrinth Named School segue un meccanico attorno al suo gameplay molto simile al franchise giapponese creato da Makoto Shibata, noto a est come Project Zero. Raccolta di risorse, totale assenza di scontri, enigmi, dei nemici più diversi e sempre più terrificanti oltre all’antagonista principale sotto forma di un psico bidello che non esiterà a inseguirci in tutto l’edificio scrutando ogni nascondiglio armato di una mazza da baseball. Abbiamo giocato in modalità normale e difficile al fine di offrirti la recensione più completa possibile in termini di gameplay. A questo punto, White Day giocato in modalità normale è una vera sfida, anche se il gioco ci avvertirà di non correre o accendere le luci, il bidello ci sentirà a distanza di anni luce e ci inseguirà nei corridoi, aprendo le porte e ispezionando ogni stanza per darci la caccia. White Day sfoggia una grafica simile ad un anime, sia i personaggi che il loro ambiente che mantiene un frame rate elevato durante l’esperienza, ma senza forzare il nostro PC. D’altra parte, e considerando che si tratta di un horror giapponese di sopravvivenza, ha alcune caratteristiche visive classiche del genere, cioè non vedremo scene cruente, al contrario, il White Day alimenterà il nostro terrore attraverso suoni e una colonna sonora inquietante che ci accompagnerà durante il gioco cambia ritmo in momenti di massima tensione. Totalmente raccomandato di gicoare con buone cuffie per godersi l’esperienza. Qualcuno bussa a una finestra, il tintinnio delle chiavi del bidello sempre alla ricerca, le voci che vanno e vengono.

Il White Day non è uno dei titoli più terrificanti del genere, ma d’altra parte ritengo che offra un’esperienza di gioco che vale la pena provare, soprattutto considerando che si tratta di giochi di nicchia che di solito non sono abbondanti sul mercato. Se sei un amante del genere come giocatore, questo remake non può mancare nella tua collezione.