The Flame in the Flood è il gioco di debutto di Molasses Flood, che ci immerge in una realtà quasi apocalittica, e ci vede esplorare la mappa su di una zattera. Abbiamo testato la versione Ps4 e questa è la nostra recensione.
Le basi del gioco
Più che un gioco di avventura, possiamo definire il titolo come un survival, visto che tranne alle difficoltà più basse, ove vi saranno dei checkpoint in caso di morte, in quelle più alte sarà presente il permadeath. Tutto inizia con il nostro animale fidato che ci trova uno zainetto, e lo riporta all’accampamento dove siamo fermi. Da qui, parte la nostra avventura alla ricerca della civiltà, se esiste ancora. Le modalità a disposizione del giocatore sono due, ovvero la campagna, anche se di storia ve ne è veramente poca, oppure la modalità Sopravvivenza, dove ogni veterano del gaming può mettersi alla prova, ed è qui che il titolo da il meglio di se. Grazie alla componente roguelike, ad ogni morte perderemo tutti i progressi fatti, tranne per gli accessori custoditi dal nostro fido amico. Le mappe vengono generate automaticamente ogni volta, anche se le differenze non sono molte.
Alla ricerca della civiltà
Trattandosi di un gioco proceduralmente generato ogni volta, le cose tendono a rimanere quasi sempre le stesse, anche perché ogni edificio del gioco possiede una caratteristica ben definita. Per esempio le chiese hanno il compito di fornirci riparo e e oggetti vari per curare il nostro personaggio, mentre le stazioni di rifornimento, servono per potenziare la zattera e mettere a punto nuove strategie di uso. Purtroppo però come appena detto, l’eccessiva ripetività degli edifici fanno in modo che soprattutto la modalità sopravvivenza soffra la mancanza di novità, e questo va ad appesantire notevolmente il gameplay, che può portare sicuramente alla noia già dopo una decina di ore. Ovviamente anche la scelta del roguelike ha i suoi pro e contro. Per esempio in alcune partite eravamo pieni zeppi di risorse, in altre invece, morivamo facilmente per la mancanza delle stesse, ma essendo questo il genere, ci può stare. E’ presente un sistema di crafting che permette alla nostra eroina di creare oltre 70 oggetti diversi, tra cui utensili, medicazioni, cibo e vestiario vario. Ci sono anche altre esseri viventi, come animali più o meno piccoli, tra cui lupi ed orsi che possono mettere in fuga noi o viceversa, grazie anche all’uso di bombe di vario genere. Ci sono anche animali di piccola caccia, che sono perfetti da cacciare procurare scorte di cibo. Non esiste una strada da seguire e tranne per il piccolo tutorial all’inizio del gioco, non vi è una meta certa. Infatti il giocatore ha la possibilità di scegliere di scegliere dove andare, quando vuole. Il lato artistico di The Flame in The Flood è molto semplice ma efficace, grazie anche al meteo dinamico che rende tutto più affascinante . Nota di merito anche per il sonoro che con la sua musica crescente, avvisa i giocatori di eventuali pericoli, oltre a tenerci piacevolmente compagnia per tutto la durata del gioco. Purtroppo manca ancora la localizzazione in italiano, anche se i veterani del genere non temeranno di certo questo.
In conclusione
In conclusione possiamo dire che The Flame in the Flood è un’opera affascinante e un’esperienza gratificante, capace di farci immedesimare nella gravità della situazione, alla ricerca dell’acqua del cibo e quant’altro. A Chiudere la cornice abbiamo il sistema crafting, semplice ma efficace e la gestione ovviamente del sonno, del freddo, della sete, della fame e della salute del personaggio. Lo sviluppatore avrebbe potuto certamente osare di più sul piano gameplay, anche se il lavoro fatto è buono ma non ottimo.