Di per sé non racconta una storia particolarmente nuova: secoli nel futuro, una non meglio precisata catastrofe di cui nessuno ricorda più nulla ha distrutto l’essenza stessa della realtà, provocando continue nascite e morti di stelle e formazioni di nuovi buchi neri un po’ ovunque per le galassie.
La razza umana è sperduta ed esule tra le stelle, divisa in clan troppo occupati a farsi la guerra per vedere l’oblio cui sono destinati. Un solo clan resiste all’imbarbarimento, quello del nostro personaggio; un solitario scout spaziale, inviato tra gli oceani di stelle a recuperare tecnologie perdute e antichi artefatti che potrebbero, forse, aiutare a spiegare cosa sta succedendo all’universo per tentare di porvi riparo.
COMMENTO PERSONALE
Sublevel Zero si presenta come un FPS roguelike a sei livelli di libertà. E, di base, lo è.
Quello che i ragazzi di SIGTRAP Games non ci dicono è che si tratta di un’esperienza estremamente più complessa di quello che sembra.
Sia chiaro: Sublevel Zero è un gioco difficile. Assolutamente non user-friendly. Si tratta di un prodotto che vi spremerà e vi porterà all’estremo. Ma questo non è affatto un difetto, anzi. È un’esperienza che offre una continua sfida fisica e mentale, che coinvolge il giocatore fin dall’inizio, e strizza l’occhio all’unicità del percorso grazie al sistema procedurale e alla presenza della morte permanente – se vedete il game over, si ricomincia dal principio. E tutto ciò può risultare disarmante, nei livelli più avanzati, alla decima morte di seguito – perché fidatevi, si muore spesso. Ma la verità è che, similmente a quanto accade nei vari Dark Souls, ogni morte ci insegna qualcosa, spingendoci a portare più avanti il nostro obiettivo e nutrendo l’immancabile soddisfazione quando questo verrà raggiunto. Dopotutto, noi avventurieri dello spazio siamo così. Sfidiamo la morte a ogni manovra. E non potremmo fare altrimenti.
Consigliato | Non consigliato