Nel 2015 Supermassive Games ha deliziato gli utenti PS4 con Until Dawn, una spettacolare storia horror interattiva che ha sfruttato appieno la potenza della console Sony. Il gioco sembrava incredibile, offriva decisioni che hanno davvero influenzato la storia e includeva anche elementi multiplayer per il divertimento con gli amici. Il resto del settore era sospettoso dei benefici del titolo horror, ma l’attesa si è conclusa l’anno scorso quando hanno pubblicato il primo capitolo di The Dark Pictures Anthology. Lo studio si è aperto al resto delle piattaforme grazie all’investimento di Bandai Namco e ha annunciato che i capitoli dell’anthology sarebbero state regolari, a partire da Man of Medan nel 2019 e proseguendo la saga con Little Hope, uscito in questi giorni.

Il gioco
Il cambio di ambiente è radicale e, oltre a migliorare alcuni aspetti del suo predecessore, lo studio ha deciso di raddoppiare la scommessa. Little Hope si svolge in tre linee temporali, anche se la principale ci lega sempre al presente, quindi gli eventi del 1970 si intrecciano con la caccia alle streghe del 1642 e tutto influenza ciò che sta accadendo oggi. Senza entrare negli spoiler, che in un gioco di questo genere rovinerebbero sostanzialmente l’esperienza, posso assicurarvi che la fine del gioco vi lascerà soddisfatti. Ad alcuni potrebbe non piacere, ovviamente, ma non lascerà alcun filo in sospeso o giungerà a una conclusione affrettata: Little Hope sembra un prodotto completo che non ha un secondo da perdere.
L’avventura inizia con una gita scolastica. Un insegnante e quattro studenti salgono su un autobus, un poliziotto li avverte che il percorso è interrotto da un incidente e li informa che dovranno svoltare a est su Little Hope. Il guidatore compie una manovra inaspettata che si traduce in un ribaltamento, quindi la storia ci riporta al 1970 in uno dei migliori prologhi che ho provato in questa generazione. Come dicevo prima, non rivelerò i dettagli della trama perché preferisco che i gicoatori che ci stanno leggendo vivano senza previa conoscenza la narrazione. Non ci sono quasi tempi di caricamento e quelle poche volte che compare un caricamento sono il preludio a un intervento del Curatore, che ancora una volta ha le migliori linee di dialogo del gioco.

Analisi del gameplay e altro
La sezione tecnica è assolutamente maniacale, addirittura superiore a Man of Medan, anche nella versione XboxOne in cui l’ho analizzata. I personaggi sono espressivi, i gesti sono ben fatti e anche gli occhi sembrano realistici. Lo sforzo di Supermassive di perfezionare la sua tecnica di motion capture ha dato i suoi frutti e, insieme all’ottimo lavoro degli attori, riesce a raggiungere l’immersione necessaria per farci sentire parte dell’avventura. In questo senso si nota l’evoluzione rispetto al capitolo precedente, lo stesso accade con i nostri interventi che si sentono sempre rilevanti. Ogni decisione porta una conseguenza, che può essere immediata o influenzare il rapporto dei personaggi a lungo termine. La sopravvivenza dei protagonisti non dipenderà esclusivamente dal nostro successo negli QTE, ma dalle caratteristiche che hanno sbloccato attraverso l’interazione con i loro coetanei, ecco perché è fondamentale che prendiamo sempre decisioni di con consapevolezza.
Durante le sei ore dell’avventura, supponendo che stiamo cercando segreti e leggendo i testi per comprenderne il background, conosceremo molto bene i cinque personaggi. Ci introdurranno anche al resto del cast altrettanto interessante, in particolare ai protagonisti della trama del 1642, che si svolge durante il culmine della caccia alle streghe. In nessun momento mi sono annoiato, anzi Little Hope mi ha tenuto sul bordo della sedia tra spaventi e momenti di tensione. I QTE sono ancora una volta i protagonisti dei principali segmenti di tensione, non perché poco realizzati, ma perché a volte arrivano dopo una scena e in quella situazione alcuni comandi involontari tendono a sfuggire. Nella proposta di base riceveremo un avviso prima di ogni QTE, un piccolo disegno ci dirà se si tratta di un’azione brusca (schivare, saltare, arrampicarsi) o se è in arrivo un combattimento. La differenza sta nel tipo di pulsanti che useremo, che può essere anticipato dalla posizione dell’avviso sullo schermo, poiché la levetta destra e RT sono riservati al combattimento.
Il resto della proposta soddisfa tutte le aspettative. La componente multiplayer è ancora una volta presente, sia in cooperativa locale che online, e aggiunge un incentivo al fattore di rigiocabilità. Il Curatore definisce l’atmosfera ideale, con piccoli interventi che aggiungono la giusta dose di mistero alla trama e alimentano la trama principale. La musica accompagna perfettamente ogni situazione, alzando l’asticella man mano che la tensione cresce e raggiungendo il culmine nel bel mezzo di uno scenario che fa il suo ritorno in modo spettacolare. Alla fine, a seconda della quantità di segreti e cartoline che abbiamo trovato, sbloccheremo diversi extra. Ci sono interviste con il team di sviluppo e gli attori, un mini documentario sul design dei mostri e persino un libro con concept art. Possiamo anche sbloccare il “The Curator’s Cut”, che viene fornito gratuitamente con la prevendita e ci permette di rivedere la storia dal punto di vista degli altri personaggi. È un bel tocco e porta molti momenti interessanti, in realtà consiglio di rivivere la storia in questa modalità dopo aver assistito al finale in modo da poter vedere il livello di dettaglio che Supermassive Games ha inserito nei dialoghi.

In conclusione
Little Hope è il capitolo che finisce per stabilire The Dark Pictures Anthology come il più grande punto di riferimento per le storie horror interattive. Man of Medan ha fatto un primo passo promettente, ma questa volta l’equilibrio tra sceneggiatura, recitazione e interattività è perfetto. I riferimenti ai grandi classici del genere nel cinema e nei videogiochi, in particolare Silent Hill e The Witch, e gli attori rinomati generano una sensazione di fantastica familiarità che ci fa sentire davanti allo schermo di un cinema in ogni momento. Che tu stia giocando da solo o con qualcuno, posso assicurarti che non dimenticherai mai il tuo tempo a Little Hope.